Archivio Vittorio Mascherini

una vita attraverso due guerre mondiali e la resistenza

DALLA DOLINA TOSCANA  A VILLA VICENTINA

Ottobre 1916

Dopo le sanguinose azioni dell’Agosto a Monfalcone, azioni dimostrative, che richiamarono l’attenzione in quel settore tutte le truppe dell’Esercito Austriaco e Germanico, che presidiavano il settore di Gorizia, e la conquista di quest’ultima città, quasi senza colpo ferire poiché i comandi avversari avevano spostato da quella zona le truppe, per arginare le nostre azioni da Monfalcone al mare, credendo il nostro obbiettivo la conquista dell’Ermada per poter marciare verso Duino e Trieste, fummo inviati a riposo in terza linea. Quindi ricevemmo i complementi onde si ricomposero le Compagnie decimate.

Ben pochi dei miei vecchi ufficiali e soldati mi erano rimasti, ma i nuovi venuti al contatto dei vecchi e sotto la mia fraterna guida si assuefarono alla nuova disciplina di zona di operazioni e mi palesavano che pure loro avrebbero compiuto il proprio dovere ed erano impazienti di recarsi in trincea per combattere. Il momento non si fece tanto desiderare !

Ultimate le istruzioni ai nuovi venuti delle armi con le quali si combatteva in trincea, lancio di bombe a mano, funzionamento dei lanciafiamme, finti assalti alla baionetta, ecc , ecc ; i primi di Settembre giunse l’ordine di partire per l’Altopiano Carsico.

Così ci mettemmo in marcia ! Attraversato il Vallone di Doberdò, cominciammo a salire per quella tremenda sassaia che è il Carso. Durante una sosta un portaordini mi recò una lettera. 

La notizia ? Stupenda !

La mia Compagnia doveva essere la prima ad attaccare la posizione per la conquista di Oppacchiasella.

Dopo tutto il peso, che la mia Compagnia, aveva sopportato nelle azioni di Monfalcone, non credevo giusto che ancora, in un’altra zona, dovessi essere io, con i miei soldatini ad iniziare l’azione.

Ero nervoso e furibondo, avevo in mano il telefono da campo per pormi in comunicazione col Comando di Reggimento, facendo pure una mancanza, saltando quello di Battaglione, quando viene di corsa il S.M. Gambardella, Comandante di un plotone, il quale mi disse che stava per giungere il Comandante del Reggimento, Colonnello G. Antonio Guerra.

Al che, io dissi : “ Si, me lo immagino quello che verrà a dirmi, l’ordine l’ho già ricevuto e dopo viene lui. ” 

Gambardella : “ Che c’è di nuovo, Mascherini ? ” 

“ C’è caro Gambardella, che non intendo sacrificare anche questa Compagnia. Eppoi .....

Gambardella : “ Cosa eppoi ? ” 

Il Colonnello Guerra era con il Tenente Colonnello Ferrari, Comandante il mio Battaglione. Scattammo tutti sull’attenti, saluto e ...... non mi fece aprire bocca.

Il Colonnello Guerra disse : “ Guarda Ferrari, Mascherini ha l’elmetto che gli pende da una parte. ” 

Il T. Colonnello Ferrari rispose : “ Gli mancano le sigarette, eccole .”

Una premessa : ormai nella mia Compagnia era notorio che quando avevo l’elmetto, come si suol dire, sulle ‘ ventitré ’ mi mancavano le sigarette.

Io dissi : “ No, Sig. Colonnello, non mi mancano le sigarette, ma è per questo, accennando all’ordine ricevuto,  che   l’elmetto si è spostato in quella direzione.”

“Venga, venga con noi Mascherini,”- mi disse il Colonnello Guerra - “ andiamo dietro quel muretto, parleremo con più comodità.” E così mi posero in mezzo a loro.

Giunti al luogo indicato ci mettemmo a sedere, mentre sulle nostre teste fischiavano le traiettorie delle granate in un duello delle artiglierie contrapposte.

“Vede Mascherini,”- cominciò il Colonnello Guerra - “ la sua Compagnia è la più affiatata e più in gamba, perciò abbiamo stabilito, al Comando di Brigata e di Divisione, di dare questo incarico per il primo urto, al suo reparto. Lei ha i migliori Aiutanti di Battaglia del Reggimento, i soldati lo seguono ovunque, dunque a Lei questo onore ! ”

“Signor Colonnello ! Non è per me che mi permetto fare delle osservazioni, ma per il Reparto. A Monfalcone in sei giorni di battaglia, la mia bella 9 a Compagnia è stata decimata, dei vecchi Aiutanti me ne sono rimasti due soli, Valenti e Riganelli, cinquanta dei vecchi soldati sono ancora a riposo, degli altri solo venti sono presenti, il rimanente sono tutti nuovi  di questi centottanta. Come già mi sono reso conto, nel visitare la posizione da prendere, Sig. Colonnello, l’azione è rischiosa e non vorrei sacrificare tanti soldati, ci sono le altre Compagnie del Battaglione che ancore non hanno mai saputo ciò che vuol dire, la prima ondata, perciò crederei opportuno ......”

“ Fare una volta per uno “ - intervenne il Ten. Col. Ferrari - “ ma Lei deve comprendere che i Superiori Comandi, sono a conoscenza dei reparti sui quali potersi fidare, perciò, desidererei, che essendo questa azione assai importante, ora che fa parte del mio Battaglione, facesse onore a questo, e fare apprezzare la sua 1a Compagnia, come Lei e la sua 9 a Compagnia si sono fatti onore a Monfalcone ”. 

“In questa azione verranno sperimentate le nuove bombarde, vedrà che le perdite di uomini si ridurranno al minimo, lei sa fare sfruttare il terreno e prenderà la posizione di sorpresa.”

“E la dolina che prenderà si chiamerà “ Dolina Toscana ” - intervenne il Colonnello Guerra - “ Fiorentino lei Lucchese io, perciò Toscana si dovrà chiamare ! Dopo l’azione le daremo un congruo riposo al suo Reparto.”

“Siamo d’accordo Mascherini ? ”

“Signori Colonnelli ! Ho creduto mio dovere, per la tutela della vita dei miei soldatini esporre loro quanto ho detto. Ringrazio Loro della promessa fattami, riguardo al riposo, desidererei una promessa ancora, se non è di troppo, di concedere qualche giorno di licenza ai soldati, che maggiormente si distingueranno in questa azione.”

“Accordato ! ”- Mi disse il Col. Guerra - “ in più le comunico che le proposte di ricompensa al Valor Militare da lei inoltrate per i due Aiutanti di Battaglia e i soldati sono state accettate, come pure la sua proposta, fatta da me per la di Lei Promozione per Merito di Guerra, anzi il Comando di Divisione ha suggerito di proporli per altra ricompensa.”

“Grazie, Sig. Colonnello, mi basta quella. Farò il mio dovere anche senza ricompensa. Corro a dare le disposizioni per l’attacco di domani.”

Salutai e mi incamminai verso la Compagnia, potei sentire il Colonnello Guerra mentre si allontanava, rivolto al Colonnello Ferrari :

“ Il segreto di quel ragazzo sta nel voler bene ai suoi soldati, perciò ottiene il massimo rendimento, mentre molti altri Ufficiali......, mi comprendi Ferrari ?”

Giunto ove era scaglionata la Compagnia, compresi che il  telegramma del fante era arrivato ( si chiamava   “ Telegramma del Fante”, perché la notizia delle azioni, in una maniera o nell’altra, il fante era a conoscenza, qualche volta, anche prima degli Ufficiali.)

Feci chiamare gli Aspiranti Gambardella e Munagò, i Sergenti Maggiori Riganelli e Valenti, ( questi ultimi già proposti per Aiutanti di Battaglia, unitamente a Pianeggiani e Rigacci, questi ultimi feriti nelle azioni svolte a Monfalcone.) Dissi a loro  tutte le proposte di ricompensa al Valor Militare che avevo inoltrate, erano state accettate, comprese in queste la promozione ad Aiutanti di Battaglione per Merito di Guerra dei Sergenti Maggiori, Valenti, Riganelli, Pianeggiani e Rigacci.

Misi al corrente i quattro Comandanti di Plotone dell’azione che dovevamo svolgere, e delle promesse fattemi dal Comandante di Reggimento. Invitai loro di rendere palesi i soldati che le l’esplosioni delle nuove bombarde sarebbero state terrificanti, perciò di non allarmarsi. Questo nuovo tipo di arma d’offesa avrebbe agevolato a noi l’avanzata.

Ci recammo in prima linea a prendere accordi col Comandante della Compagnia Granatieri che presidiava la posizione. Nelle prime ore del mattino avvenne il cambio con la mia Compagnia, quella dei Granatieri con un’altra del mio Reggimento sarebbero state rimaste di rincalzo.

Alle ore 10 iniziò un bombardamento infernale. Il compito della Compagnia era il seguente : Obbiettivo minimo Castagneivizza, medio Udilok, massimo Lukatich. Erano piccoli agglomerati di case sparsi sull’Altipiano Carsico. Il terreno era una completa pietraia e formato da continue Doline adatte per ripari ed ulteriori scatti in avanti, ma insidiose per le sorprese che il nemico poteva riservarci.

Effettivamente i boati delle nuove bombarde erano terrificanti. Alle ore 12 le artiglierie allungarono il tiro e alla testa dei primi due plotoni scattai all’assalto. Arrivammo ai margini della prima Dolina e fummo accolti da raffiche di mitragliatrici.  Mentre noi attaccammo alla baionetta, il 3° e il 4° plotone avanzavano alle ali e ben presto potemmo avere ragione del nemico ed avanzare oltre Castagneivizza e conquistare la Dolina che fu chiamata “ Toscana ”. Era ampia e profonda l’ideale per piazzare le bombarde.

Effettivamente la sorpresa delle nuove armi “ le bombarde di grosso calibro ”, terrorizzavano talmente il nemico, il quale scappava o si arrendeva. Ancora qualche scontro a corpo a corpo e con bombe a mano, per snidare il nemico dai ricoveri ed alle ore 16 la Compagnia si era attestata oltre Udilok. Perdite da parte della Compagnia una ventina di uomini fuori combattimento, fra i quali un Ufficiale e due soldati morti.

Mentre sopraggiungevano i rincalzi ricevetti la visita dell’Aiutante Maggiore del Battaglione Tenente Savarè che mi espresse gli elogi dei Comandi Superiori e mi consegnò l’ordine scritto col quale mi si ordinava di rimanere sulla posizione e rafforzarla a difesa, poiché essendomi spinto troppo in avanti venivo a formare un cuneo, perciò dovevo attendere che le Compagnie che attaccavano alle ali avessero ulteriormente avanzato.

Cominciava a scendere la sera, furono poste le vedette e appostate delle pattuglie, specie ai lati per evitare sorprese e prendere collegamento con i reparti che avanzavano ancora, ma senza incontrare gran resistenza.

Alle ore 21 giunse il rancio. Il Comando di Reggimento fu molto largivo, inviò alla Compagnia molti viveri di conforto, vino, caffè, cognac, anaci e tabacco, con la raccomandazione di far buona veglia. Verso le ore 23 inviai Valenti con una grossa pattuglia con la mansione di spingersi il più possibile verso Lukatich, ma evitando di attaccare il nemico.

Alle ore 24 giunse il Tenente Valdata con la 10 a Compagnia, con l’ordine, che alle ore 6 del mattino, unitamente, con parte della mia Compagnia, dovevamo tentare una sorpresa e possibilmente oltrepassare Lukatich sfruttando il disorientamento nemico per bombardamento delle bombarde che sarebbe ripreso verso le ore 5.

Verso le ore 2 circa, fece ritorno la pattuglia con il Valenti, il quale m’informò che il nemico si attestava al Camposanto di Lukatich e forse con truppe fresche.

Trasmisi tale informazione, in un mio scritto, al Comando del Battaglione, il quale, dopo avere informato il Comando del Reggimento e questi i Comandi Superiori, a mezzo del mio portaordini , di attenermi agli ordini già impartiti e l’azione delle artiglierie sarebbero cominciate immediatamente. Così fu effettuato.

Alle ore 6, ora già prestabilita, cominciò da parte nostra l’avvicinamento alla posizione nemica. Dopo lotta accanita anche Lukatich  fu oltrepassata, e ci attestammo con le due Compagnie sul rovescio di varie Doline. Per tali azioni mi furono tributati elogi, e dopo circa venti giorni di permanenza di detta posizione, giorni serviti a rafforzare le posizioni e munirle di reticolati e difese accessorie, giunse il desiderato ordine di recarmi a riposo con la mia Compagnia e quella di Valdata.     Fummo sostituiti dall’11a e 12 a Compagnia del nostro Reggimento, il 155°.

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